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Lava, cenere e lapilli: un'energia davvero vulcanica!

Si definisce così, in gergo comune, una persona carica di vitalità, in grado di trasmettere un'esplosione di emozioni e sentimenti pronti a sprigionarsi, per l'appunto, in un autentico vulcano di energie, vivacità e sensazioni, di qualunque tipo esse siano.

Partiamo dunque da qui, da questo parallelismo con il nostro temperamento nella nostra vita di tutti i giorni, per descrivere un fenomeno intriso di un fascino ancestrale senza tempo, unito a una forza distruttiva potenzialmente enorme, che lo rende davvero unico nel suo genere, in grado di esaltare senza troppi fronzoli il grande spettacolo della natura alla sua piena potenza e in una delle sue espressioni più massime. 


E' forse abitudine associare direttamente un vulcano e le sue eruzioni all'immagine della lava che, partendo dal cratere principale, posto su un'alta montagna, "cola" sui fianchi del vulcano, minacciando il territorio circostante con una terrificante onda di magma incandescente. 

In realtà però i vulcani, in origine, e perlomeno non tutti, non "nascono" come alte montagne sulla falsariga di quelle che vediamo spesso protagoniste nei film a stelle e strisce sulle catastrofi naturali, oppure ritratte nei libri di scienze sui banchi di scuola, e la fuoriuscita di lava non è l'unico aspetto che si verifica durante la fase di eruzione. 

Ma che cos'è allora propriamente un vulcano?


Vulcano: la struttura


Il vulcano altro non è che una faglia, quindi una spaccatura, nella crosta terrestre, che di fatto mette in comunicazione gli strati interni della crosta con l'esterno. 

Il termine spaccatura non implica appunto alcun necessario collocamento in altitudine, in quanto i vulcani divengono alture o vere e proprie montagne nel tempo, grazie al raffreddarsi e depositarsi di magma e materiale piroclastico, ossia residui di ceneri, polveri e lapilli intorno al cratere, assumendo spesso la forma di un'autentica montagna priva della proverbiale vetta a punta, sostituita invece da un buco di dimensioni più o meno ragguardevoli, che rappresenta il cratere, ossia la sua imboccatura.

All'interno di questa struttura geologica tutt'altro che semplice nella sua composizione, il camino vulcanico (il condotto vulcanico principale), avvalendosi anche dell'aiuto di condotti secondari, mette in comunicazione la sommità, quindi il cratere, con la camera magmatica, conosciuta anche come bacino magmatico, vero e proprio recipiente in cui si raccoglie il magma. Quest'ultima è una sostanza incandescente composta da materiale roccioso fuso a causa dell'elevatissima temperatura (circa 1000 °C) misto a sostanze gassose che, al momento della fuoriuscita verso l'esterno, tende a perdere la sua componente gassosa divenendo liquido e prendendo il nome di lava.


In base alla sua densità, la lava può essere più o meno fluida o viscosa, con la prima destinata a riversarsi sui fianchi del vulcano con molta più rapidità che nel secondo caso. Attenzione però. Come abbiamo anticipato la lava non è la sola sostanza, sebbene sia visivamente quella più evocativa, a fuoriuscire da un vulcano. A questo materiale incandescente, che si presenta allo stadio liquido, fanno compagnia materiali solidi, come ceneri, lapilli, polveri e bombe vulcaniche (grosse "gocce" di lava ardente), e gassosi, come anidride carbonica, biossido di zolfo e vapore acqueo.


Ci sono inoltre diverse distinzioni per completare l'identikit di un vulcano: innanzitutto può essere terrestre o sottomarino, sulla base ovviamente di dove si apre la spaccatura nella crosta terrestre. Circa il 90% dei vulcani del nostro pianeta è sotto la superficie del mare, o meglio, degli oceani, in quanto spesso situati lungo le dorsali medio oceaniche. Ricordiamo che sono proprio questi ultimi, con la loro azione millenaria, ad aver generato le dorsali oceaniche e molti arcipelaghi e isole di natura vulcanica.

I vulcani terrestri rappresentano invece solo una piccola parte del totale, pur essendo i più noti in quanto ci è visivamente possibile testimoniarne l'attività più facilmente. Tra di essi, sono circa 1500 quelli tuttora attivi.

Un vulcano può infatti essere anche attivo o inattivo, in base al suo stato più o meno "dormiente", pronto o meno a risvegliarsi e a scatenare di nuovo la sua potenza. 

Si dice estinto un vulcano che invece ha definitivamente concluso la sua attività, e che quindi non può più produrre eruzioni non avendo al suo interno più alcun deposito di magma. Generalmente si definiscono in questo modo i vulcani la cui ultima attività risale ad almeno 10.000 anni fa, dato stabilito attraverso studi sismologi, geologici e all'accertamento della totale assenza di fenomeni tipici del vulcanesimo secondario in loro prossimità (per esempio la presenza di geyser).


Tra le distinzioni più tecniche sulla loro composizione geologica è possibile individuare invece tre grandi categorie di vulcani:


  • Vulcani a cono (o stratovulcani): forse i più classici, le alte montagne cui facevamo riferimento all'inizio del nostro articolo. Sono caratterizzati da una lava molto viscosa, ad alta densità, che quindi cola a fatica dai fianchi del vulcano, solidificandosi a breve distanza e facendo sviluppare il cono vulcanico in altezza, grazie anche al depositarsi di ceneri, lapilli e detriti espulsi nel corso delle eruzioni.
  • Vulcani a scudo: chiamati così poiché assomigliano, nella loro composizione, a grandi scudi adagiati sul terreno. Si originano grazie a una lava molto fluida, in grado di percorrere una grande distanza prima di raffreddarsi e solidificarsi, contribuendo all'estensione della superficie del vulcano. 
  • Vulcani fissurali o lineari: tipici delle dorsali oceaniche, vengono definiti così proprio a causa della loro forma lineare dovuta all'allontanamento di due placche tettoniche tra loro che, permettendo la fuoriuscita di lava in seguito al distanziamento, hanno causato un accumulo della stessa lungo la faglia.   


Eruzioni, quante tipologie!


Nella sua attività eruttiva, che ricordiamo non segue ordini prestabiliti, se non quelli, a volte davvero imprevedibili, di madre natura, ciascun vulcano si distingue principalmente in due differenti tipologie. 


L'eruzione può infatti essere effusiva, nel caso visivamente più noto in cui la lava scorre velocemente sui fianchi del vulcano, nelle più classiche delle colate laviche, oppure esplosiva. In quest'ultimo caso, nomen omen, come dice la parola stessa: avviene di fatto un'esplosione, dovuta alla grande pressione gassosa che fatica a fuoriuscire dal vulcano, complice una lava ad alta viscosità che fatica a colare sui lati ed esplode, nel vero senso della parola, con conseguenze davvero devastanti. 

Da un punto di vista cromatico si parla spesso a questo proposito di distinzione tra vulcani rossi, nel primo caso, con il colore acceso dato dalle colate di lava fluida che marchiano l'eruzione di un'anima rosso fuoco; e vulcani grigi, a eruzione esplosiva, con ceneri e lapilli che, depositandosi in seguito all'esplosione, conferiscono una colorazione grigio scuro.

E' doveroso ricordare che queste due tipologie possono anche convergere e verificarsi al contempo, alternando colate laviche a detonazioni esplosive di materiale piroclastico.


Approfondendo le tipologie di eruzione, a livello scientifico ne sono state affinate ben sei:


  • Eruzioni lineari o fissurali (dette anche islandesi, poiché tipiche dei vulcani dell'isola nordeuropea. In questo caso l'eruzione non sbocca dal cratere principale ma da tante fenditure laterali, che possono poi venire "tappate" dalla lava sedimentata, per eventualmente riaprirsi in una successiva eruzione) 
  • Eruzioni hawaiiane (effusive, si creano in vulcani che assumono una struttura "a pozzo", che prevede una sostanziale depressione del cratere verso il basso, con una fuoriuscita di lava fluida originatasi dal magma proveniente dal mantello terrestre. La lava percorre chilometri e chilometri andando a depositarsi anche a grande distanza, creando la cosiddetta forma "a scudo" che abbiamo descritto in precedenza)
  • Eruzioni stromboliane (dall'omonimo vulcano sito nell'arcipelago delle Eolie, sono esplosive e tra le più scoppiettanti, concretizzandosi nell'emissione a ritmo piuttosto costante di fontane di lava che raggiungono anche centinaia di metri di altezza)
  • Eruzioni vulcaniane (esplosive, dall'omonima isola di Vulcano, sempre nelle Eolie, consiste nell'emissione in grande quantità di bombe vulcaniche, ceneri e lapilli)
  • Eruzioni pliniana o peleana (da Plinio il Giovane, scrittore romano che descrisse la grande eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei ed Ercolano nel 79 d.C.. Sono di natura esplosiva, moto dirompenti, tanto da concludersi con il collasso parziale o completo del vulcano stesso)
  • Eruzione sub-pliniana (definita anche sub-peleana o, più direttamente, Vesuviana, essendo tipica del vulcano partenopeo, presenta grandi affinità con l'eruzione di tipo vulcanico, ma con la particolarità che tende a svuotare quasi completamente la camera magmatica durante le violentissime eruzioni. 


Un caso particolare sono le cosiddette grandi caldere, conosciute anche come supervulcani. Si tratta di enormi conche a sezione circolare, dal diametro di diversi chilometri, originatesi nel corso di devastanti eruzioni del passato e posizionate sopra i cosiddetti hot spot, i punti caldi in cui il mantello terrestre tende a risalire verso la superficie e per cui lo strato di roccia fusa appena sotto la crosta terrestre tende costantemente a fuoriuscire. La più famosa a livello globale è la caldera di Yellowstone, nell'omonimo parco nazionale del Wyoming.


Dagli esotici Mauna Loa alle Hawaii e Krakatoa in Indonesia all'imponente sacro Monte Fuyi in Giappone, dal quasi impronunciabile Popocatépetl in Messico fino allo storico (e dormiente) Kilimanjaro in Tanzania, fino ai nostri Vesuvio, Etna e Stromboli: i vulcani sono colossi che si stagliano verso il cielo, meraviglie della natura all'apparenza innocue, ma in grado, una volta al pieno della loro potenza, di sprigionare un'energia primordiale, tanto spaventosa quanto affascinante, ancora oggi non arginabile dall'uomo.



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