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Accesso negato: anche per il fuoco!

"Tu non puoi passare!" Una citazione che tutti ricordiamo bene, tratta dal primo capitolo del Signore degli Anelli, fortunata saga tratta dall'omonimo romanzo di J.R.R. Tolkien, resa ancor più immortale proprio dalla trilogia di lungometraggi a cura di Peter Jackson in regia. Durante La Compagnia dell'Anello, del 2001, la storica frase è pronunciata da Gandalf il grigio, (è l'attore britannico Ian McKellen a darne il volto), che contrasta il temuto demone del mondo antico Balrog, dominatore del fuoco, e le fiamme che lo attorniano, mentre fugge dal suo inseguimento nei meandri delle miniere di Moria, insieme ai suoi compagni di viaggio.

A Gandalf bastò (con qualche difficoltà a dire il vero) un bastone intriso di magia per respingere e sconfiggere il demone e le fiamme che lo accompagnavano, facendolo precipitare dal ponte di Khazad-dum verso un lago che ne spense fiamme e velleità. 

Discostandoci dal genere fantasy e tornando alla vita reale, ben sappiamo che nulla di tutto questo può ovviamente verificarsi, ma la potenza distruttiva del fuoco in un incendio può essere trattenuta, e quindi non fatta passare attraverso un varco, anche senza (non ce ne vorrà Gandalf) l'uso della magia. 

In che modo? Attraverso il ricorso alle porte tagliafuoco, che noi di GEI, sempre attenti alla prevenzione e alla lotta agli incendi, vi descriviamo qui.


Fire Doors: origini e caratteristiche


Le porte tagliafuoco, conosciute nel mondo anglosassone evocativamente come fire doors e più semplicemente come porte antincendio, sono speciali porte di sicurezza fondamentalmente caratterizzate da due tratti specifici: la resistenza al fuoco, naturalmente, e la chiusura automatica. 

Per quanto concerne il primo aspetto esistono tre criteri fondamentali da prendere in considerazione, per definire una porta di questa tipologia. 

Il primo di essi, appunto, è la resistenza. Indicata con la lettera R, rimanda alla capacità di sopportazione che la porta presenta sotto la sollecitazione meccanica data dall'avvampare delle fiamme. Successivamente l'ermeticità, contrassegnata dalla vocale E, è un aspetto altrettanto imprescindibile, in quanto le porte tagliafuoco non devono permettere per nessun motivo non solo al fuoco, ma anche ai gas esalati dalla combustione in atto, di penetrare nello spazio che devono isolare. 

Infine, la lettera I, a indicare l'isolamento termico, ossia la capacità della porta di ridurre al minimo il propagarsi del calore generato dall'incendio che è preposta a contenere. 


La sigla REI, a riassumere i requisiti di Resistenza, Ermeticità e Isolamento termico, fino al 2018 ha rappresentato l'ABC (mantenendo il contesto "letterale" delle abbreviazioni), o meglio il "certificato di buona salute" di una porta tagliafuoco. In seguito, con il promulgarsi della nuova normativa UE UNI EN 1634, l'acronimo REI è stato ridefinito in RE (resistenza meccanica e tenuta) ed EI (isolamento termico), affiancando, a queste sigle, un numero che rimanda ai minuti che la porta può sopportare mantenendo il principio di isolamento termico, prima di dover soccombere al divampare delle fiamme. 

Le più diffuse, sulla base di questa classificazione, sono le porte REI 60 e REI 120, in grado di supportare il calore delle fiamme per rispettivamente 60 e 120 minuti. E' possibile però trovare in produzione e commercio porte da un minimo di 30 minuti di resistenza a un massimo di 360 minuti (l'equivalente di ben sei ore!)


Definite le loro caratteristiche di base, le porte tagliafuoco si differenziano anche per la modalità di apertura, distinguendosi in:

  • Porte scorrevoli (spesso la soluzione più gradita e logisticamente installabile in modo più semplice nei grandi edifici industriali)
  • Porte a battente (a una o due ante, e di conseguenza con battente singolo o doppio, si tratta di porte molto utilizzati negli edifici pubblici della più ampia tipologia)


Il proverbiale maniglione antipanico, ossia il battente che caratterizza queste porte, venne escogitato all'inizio del Novecento grazie all'intuito di due inventori statunitensi, Carl Prinzler e Henry DuPont che, in seguito a un grave incendio scoppiato al teatro Iroquois di Chicago, in cui persero la vita ben 600 persone, misero a punto il primo meccanismo a barra in grado di azionare un chiavistello collegato, creando di fatto le prime porte antincendio con apertura verso l'esterno e a chiusura automatica. 


Anche materiali e dimensioni delle porte tagliafuoco possono variare, a seconda delle necessità del luogo di installazione e delle aree da proteggere. E' possibile infatti avere porte tagliafuoco in acciaio, alluminio e persino a vetri o in legno, di medie dimensioni fino addirittura a enormi portoni girevoli. Solitamente è l'acciaio a essere il materiale più utilizzato per la loro produzione.

Una porta tagliafuoco presenta poi alcuni elementi fondamentali, che ne rafforzano la natura di schermo protettivo di fronte all'imperversare delle fiamme. Tra questi ricordiamo pannelli resistenti ad altissime temperature, che costituiscono gran parte della loro superficie, e il ricorso a particolari guarnizioni e strisce intumescenti che si gonfiano in caso di necessità per non permettere ai fumi di combustione di sorpassare la porta stessa. Il sistema di chiusura automatica è inoltre garantito da particolari cerniere preposte all'uso. 


Dove, come e quando installarle?


La presenza di porte antincendio è oggigiorno obbligatoria, a norma di legge, in tutti gli edifici pubblici, nel numero minimo di almeno una porta tagliafuoco. 

Ecco che quindi ospedali, scuole, università, così come cinema, teatri, luoghi di aggregazione dei più differenti, rientrano in questa categoria.

Anche a livello di edifici privati (pensiamo a quelli di natura industriale e commerciale, come fabbriche e attività produttive), così come di residenze private si è sperimentato, nel corso degli ultimi anni, un progressivo aumento del loro impiego, in nome di una maggiore prevenzione e sicurezza generale. 

A livello di legge, le porte tagliafuoco possono anche essere personalizzabili, quindi realizzate sulla base di specifiche esigenze, purché rispettino sempre i valori standard, indicati dall'apposita normativa UNI 9723. Tra le misure approvate per legge ricordiamo, per le porte a battente singolo, una larghezza minima permessa tra i 40 e 135 cm e un'altezza compresa tra i 175 e i 265 cm.

Per le porte a doppio battente inevitabilmente i numeri sono più elevati, con una larghezza prevista tra i 120 e 260 centimetri e un'altezza che deve invece rientrare tra i 206 e i 265 centimetri.


Buone norme e buon uso


Le porte tagliafuoco sono veri e propri dispositivi antincendio, per cui, come tali, necessitano di una corretta installazione e utilizzo, oltre che di apposita segnaletica e manutenzione, per poter essere efficaci al meglio in caso di necessità.

Fondamentale inoltre, è che la porta, una volta installata, non presenti "punti deboli", ossia spiragli o fessure che ne precluderebbero l'ermeticità. Per esempio, la fessura tra il pavimento e l'estremità inferiore della porta non deve essere superiore a 2 centimetri.

Quando sono aperte, è importantissimo non tenere bloccate le porte per nessun motivo, in quanto l'autochiusura è un elemento essenziale per svolgere il compito di protezione antincendio. Essenziale è altresì non posizionare oggetti ingombranti nelle loro vicinanze, in quanto potrebbero rivelarsi di intralcio e ostruire le vie di fuga in caso di esodo, così come essere investiti dalle fiamme e propagare ancor di più l'impetuosità dell'incendio.


Come abbiamo visto anche le porte tagliafuoco hanno una resistenza limitata, del resto anche la magia di Gandalf non si sarebbe potuta protrarre in eterno di fronte al Balrog.

Quello che è importante è che, così come il vecchio mago poté guadagnare tempo per permettere ai compagni di mettersi in salvo, anche le porte tagliafuoco permettono di contenere le fiamme, favorendo la possibilità di gestire correttamente l'incendio, e per le eventuali persone coinvolte, il raggiungimento delle vie di fuga e dei punti di raccolta.



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