NOI VOI GEI

Il Triangolo del Fuoco

E' curioso notare come il triangolo sia la figura geometrica da sempre accompagna l'uomo nel corso della storia.

Pensiamo per esempio alle antiche costruzioni erette come luoghi di raduno o culto, a partire dalle Ziggurat in Mesopotamia, realizzate da piattaforme sovrapposte una all'altra che restituivano esteticamente una struttura piramidale, passando proprio per le tradizionali piramidi egizie, con la famosissima triade di Cheope, Chefren e Micerino, per arrivare fino all'altra parte del mondo, agli altissimi templi aztechi e maya con le loro imponenti scalinate.


Famoso è poi il Triangolo delle Bermude, area geografica tra l'omonimo arcipelago, Porto Rico e la punta meridionale della Florida, consacrata al mito anche da romanzi e opere cinematografiche, in cui in passato molte navi e aerei sono finiti per affondare.

In realtà, il verificarsi di questi incidenti, non più frequenti che in moltissime altre aree del pianeta a forte traffico aeronavale, non è da ricercarsi in imprevedibili forze elettromagnetiche oppure in onde anomale generate da una combinazione tra correnti marine, e non è nemmeno riconducibile a inquietanti fenomeni paranormali.

Si tratta unicamente di spiacevoli vicende imputabili a rotture e malfunzionamenti di natura tecnica, elettrica, o meccanica.


Il triangolo evoca anche un intenso senso di potere intriso di religione, simbologia e misticismo. Nel mondo cattolico è definizione della sacra Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, con Dio che viene raffigurato molte volte, specialmente nell’arte rinascimentale, proprio come un occhio al centro di un triangolo, il celeberrimo Occhio della Provvidenza. Un simbolo quest'ultimo anche della Massoneria, a indicare sia l'Artefice del Creato che il sole.

Il triangolo (non ce ne voglia Renato Zero con la sua storica hit), è però spesso, nella vita di tutti i giorni, un segnale visivo di pericolo, bordato di rosso nella cartellonistica stradale e non solo, per mettere in allerta da potenziali pericoli, consigliare un atteggiamento prudente e, senza mezzi termini, far aprire bene gli occhi.


Il triangolo di cui ci occupiamo oggi è in realtà proprio qualcosa che, se non tenuto sotto controllo tempestivamente, provoca la massima allerta, innescando un incendio.


La sua composizione


Cominciamo quindi subito dai lati che compongono il triangolo del fuoco, scegliete voi se equilatero, isoscele o scaleno (per recuperare anche un po' di lezioni di geometria apprese sui banchi di scuola): il combustibile, il comburente e la sorgente o fonte d'innesco.


Il combustibile è il materiale che si lega chimicamente all'ossigeno in seguito a un suo surriscaldamento. In poche parole, si tratta della sostanza che prende fuoco all'innescarsi dell'incendio. Esistono combustibili solidi, liquidi e gassosi, con alcuni materiali che possono mutare la propria forma da uno stato all'altro. Va sottolineato che non tutti i materiali presenti in natura sono combustibili, sulla base delle proprie peculiarità.

Tra i liquidi, naturalmente, l'H2O manca all'appello, e tra i solidi troviamo molti materiali ignifughi, quindi resistenti al fuoco, oppure resistenti a temperature talmente elevate che spesso ne scongiurano, come vedremo poi, la combustione.

Sulla base di questa distinzione, la famiglia dei combustibili viene di norma classificata in quattro grandi categorie:

  • Classe A: comprende i materiali solidi quali tessuti, materie plastiche, gomma e gli esempi visivamente più "classici" come legno e carta
  • Classe B: le sostanze liquide, come idrocarburi e carburanti (benzina, gasolio, ecc...), ma anche alcol etilico, solventi, vernici, pitture e lubrificanti
  • Classe C: i gas, tra cui annoveriamo metano, idrogeno e GPL
  • Classe D: contiene prevalentemente i metalli alcalini, in stati differenti, tra cui sodio, potassio, litio e magnesio


In base al tipo di combustibile troviamo agenti estinguenti che è consigliato utilizzare, e altri che è bene evitare, come abbiamo descritto nel nostro articolo dedicato agli estintori, disponibile qui.

Riassumendo, le fiamme che divampano su combustibili di Classe A dovranno essere affrontate con estintori ad acqua o a schiuma, con quest'ultima a dare man forte anche per incendi di materiali appartenenti alla Classe B, insieme agli estintori a CO2.

Estintori a CO2 che si candidano, insieme a polveri chimiche e gas alogenati, a dominare incendi di combustibili di Classe C e di Classe D.


Proseguendo nella descrizione del nostro triangolo troviamo il comburente, ossia il materiale responsabile dell'avvio della combustione vera e propria. In una parola: l'ossigeno. Questo gas, del quale l'aria che respiriamo è composta al 21%, si lega al combustibile provocandone l'ossidazione.

L'ossigeno funge da vero e proprio alimentatore delle fiamme. Basti pensare alla dimensione che un piccolo incendio, magari di natura domestica, originatosi all'interno di una stanza chiusa, assume se viene improvvisamente aperta la porta d'ingresso della stanza. L'ossigeno, liberato al suo interno, si lega su più ampia scala al combustibile che sta già bruciando, alimentandone la portata e facendo divampare le fiamme.


La fonte d'innesco, con un gioco di parole, è poi la cosiddetta "goccia" che fa traboccare il vaso o meglio, trattandosi di incendio, la "scintilla" che fa scattare il processo di combustione.

Può essere per esempio prodotta da un cortocircuito elettrico, oppure derivare dalla fiamma libera di un accendino, un fiammifero, una fiaccola e così via. E' opportuno ricordare che la combustione si origina solamente quando la fonte d'innesco raggiunge una temperatura superiore alla temperatura in cui il materiale combustibile interessato prende fuoco. Qualora questo non accada la combustione non si verificherà.


Anche per quanto riguarda la fonte d'innesco è possibile individuare quattro grandi aree di riferimento.

  • Si parla di accensione diretta quando si verifica un contatto diretto tra una fonte di calore e un combustibile in un ambiente dove è presente il comburente, cioè l'ossigeno.

Facendo un esempio, gli incendi causati dal lancio di fiaccole sulle capanne di legno e paglia di un villaggio, che abbiamo sicuramente visto in tanti film a carattere storico su attacchi, battaglie o saccheggi avvenuti nei tempi antichi. 

  • L'accensione indiretta è invece causata da moti convettivi oppure avviene mediante irraggiamento termico, quindi senza contatto diretto con una fonte di calore. 

Per esempio, una corrente d'aria calda che, originatasi da un incendio già in atto, ne produce la diffusione negli spazi verticali degli edifici, come un vano ascensore o un vano scala.

  • L'autocombustione è invece un processo che richiede parecchio tempo, generandosi dal calore prodotto dallo stesso combustibile, in seguito a lente reazioni chimiche e processi di ossidazione.
  • Terminiamo con l'attrito, con l'accensione prodotta dallo sfregamento di due materiali.

Chi di noi, almeno una volta, non si è trovato a provare ad accendere un fuoco con qualche bastoncino?


La combustione si distingue in tipologie diverse sulla base della rapidità con cui l'energia termica generata viene sprigionata. 

Si parla di combustione normale quando le tempistiche non sono particolarmente celeri.

Quando invece il processo di ossidazione avviene con rilevante rapidità, a velocità subsoniche (dunque comunque più lente della velocità del suono) assume il nome di deflagrazione. 

La detonazione invece (termine che richiama subito alla mente, purtroppo, bombe e materiale bellico) si verifica quando la combustione è praticamente istantanea e l'energia viene sprigionata verso l'esterno a una velocità supersonica.


Per concludere ribadiamo ancora che il triangolo del fuoco o, meno poeticamente e più scientificamente "triangolo della combustione", comprende tre elementi che devono sempre essere presenti al contempo: non è infatti possibile che la combustione si origini in assenza di uno di essi, per cui è necessario porre sempre grandissima attenzione quando ci si trova in aree a forte presenza di materiale facilmente combustibile, facendo grandissima attenzione a tenere sotto controllo ed eventualmente a maneggiare strumenti a fiamme libere in quanto, in pochi istanti, un incendio potrebbe propagarsi con grande rapidità.


Se ci consentite la battuta, noi in GEI il triangolo lo avevamo considerato e anzi, lo teniamo sempre bene a mente!



RESTIAMO IN CONTATTO!

Lasciaci la tua email per ricevere informazioni utili
ed aggiornamenti dal nostro mondo.




Con l'invio dichiaro di aver preso visione dell'Informativa privacy resa ai sensi dell’Art. 13 Regolamento Europeo 679/2016, e di rilasciare il consenso al trattamento dei dati personali.



Blog GEI Antincendio