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Surriscaldamento globale: allarme alte temperature!

Ogni anno, siamo purtroppo spesso testimoni di numerosi incendi boschivi. Ettari ed ettari di terreno, che tutti insieme costituiscono il polmone verde del nostro pianeta, vengono spazzati via rapidamente da un nemico sempre più forte e, sfortunatamente, in molti casi sempre più frequente. Si abbatte su tutto con la sua furia, a cui nessuno, purtroppo, si può sottrarre, dai piccoli arbusti del sottobosco, ai cespugli, fino agli alberi più imponenti, anche sempreverdi e secolari, che boschi e foreste ospitano da sempre. Eccezione non fa naturalmente anche la fauna di queste aree, costretta a fuggire, ove possibile, dal terrore seminato dalle fiamme. 

Il nemico a cui facciamo riferimento è ovviamente il fuoco, con il calore sprigionato dal suo divampare, a cui a volte basta davvero pochissimo per innescarsi, come abbiamo già descritto qui nel meccanismo del triangolo del fuoco

A volte dolosi, cioè appiccati intenzionalmente da piromani incoscienti solo riguardo al rispetto delle regole, della natura e di tutti noi, ma purtroppo consapevoli al massimo nella loro volontà di seminare distruzione. Altre volte invece originatisi in modo naturale. Un fulmine per esempio, abbattendosi su un albero può incendiarlo all'istante, come sicuramente capitò di fronte a qualche nostro antenato decine di migliaia di anni fa, con la razza umana che per la prima volta si imbatté nella maestosità, e nella pericolosità, di questo elemento.


Oggigiorno, uno dei maggiori rischi dello scoppio di incendi in boschi e foreste, che si acuisce nei mesi di calura estiva, è dato in realtà sì da un elemento naturale, ma derivante dalla lunga mano umana, sempre meno rispettosa dell'ambiente e delle sue esigenze: ci riferiamo al sensibile incremento della temperatura. Abbiamo tutti ancora negli occhi notizie, servizi giornalistici e notifiche sul cellulare, che segnalano temperature record per quella che (prerogativa di quasi ogni estate) si preannuncia "una delle più calde di sempre". Oltre a richiedere una maggior idratazione, per persone e animali, e più acqua per rifornimenti, terreni e colture, e a causare mancamenti e problemi di salute specialmente in bimbi piccoli e anziani, il vertiginoso aumento delle temperature conduce a un maggior rischio di combustione di intere aree in cui spesso crescono alcune varietà vegetali cosiddette "fuel available" (cioè "inclini alle fiamme") che, seccandosi nei periodi estivi di siccità, prendono fuoco più rapidamente.

Le alte temperature, e i conseguenti cambiamenti climatici da cui derivano e a cui sono intrinsecamente correlate, generano ripercussioni a cascata nel determinare le caratteristiche di questa tipologia di incendi. Infatti potenza e rapidità di espansione sono legate anche, per esempio, a correnti d'aria e raffiche di vento che ne favoriscono la propagazione come purtroppo accadde nel famoso incendio che flagellò la California nel novembre del 2018.

In Australia, nel 2020, replicando quanto già avvenuto nell'estate dell'anno precedente, più di 80.000 chilometri quadrati di boschi, boscaglia e foreste furono distrutti proprio a causa di temperature da record (per lunghi tratti vicinissime ai 50°C), in un incendio massivo che mise in ginocchio il paese oceanico per diverse settimane, concentrando l'attenzione di tutto il mondo sul suo sviluppo e sulle sue devastanti conseguenze che afflissero aree naturali e non solo.

Come se non bastasse, questa tipologia di incendi riesce a volte, in un certo senso, ad "autoalimentarsi". Le enormi nubi di fumo generate da roghi di questa portata giungono ad addensarsi sopra una determinata zona, caricandosi di vapore acqueo poi sprigionato sotto forma di vere e proprie tempeste, troppo deboli per poter domare le fiamme, ma vere e proprie "bombe a orologeria" cariche di fulmini e saette che, abbattendosi su un'area già sofferente, possono alimentare così incendi principalmente di sterpaglie e piante secche.

Si tratta dei cosiddetti piro-cumulonembi, un aspetto da cui difendersi assolutamente per evitare danni e devastazione su larga scala. 


Ma non è finita qui! A proposito di "serpente che si morde la coda", richiamando un'immagine altamente evocativa, l'effetto serra causato dal famigerato buco dell'ozono, ossia il pericoloso assottigliamento dello spessore dell'ozonosfera, lo strato dell'atmosfera che, tra le altre sue caratteristiche, funge da schermo per i raggi ultravioletti provenienti dal sole, si acuisce anch'esso grazie alla sempre maggiore produzione di CO2, cioè di anidride carbonica. Essa viene generata proprio anche dal divampare dei roghi, non concedendo così tregua al nostro pianeta in termini di emissioni nocive, aumento delle temperature e di inaridimento di aree una volta floride e ricche di vegetazione, con inoltre il conseguente scioglimento dei ghiacciai e innalzamento del livello di mari e oceani. 


Si tratta quindi di una situazione molto allarmante, di un effetto domino di proporzioni enormi e di interesse globale, per cui, come spesso accade e come noi di GEI non ci stanchiamo mai di sottolineare, tutti possiamo nel nostro piccolo fare la nostra parte. Come? Semplice! Per esempio limitando al minimo le emissioni di gas e riducendo gli sprechi, come abbiamo descritto nel nostro articolo dedicato alla Giornata Mondiale del Risparmio Energetico.

Bastano infatti poche semplici mosse, spinte e motivate da una presa di coscienza reale sulle problematiche che i gas serra possono, a cascata, generare coinvolgendoci tutti, e mettendo un domani a repentaglio la vita delle future generazioni. 


"Il battito d'ali di una farfalla può causare un tornado dall'altra parte del mondo" cita il famoso assioma dell'effetto farfalla, teorizzato da Edward Lorenz nel 1962. Ebbene noi di GEI riteniamo che questo concetto possa ritenersi valido, figurativamente, al contrario. Da piccole azioni, semplici, accorte e che non ci costano nulla in termini di tempo permettendoci anche risparmiare un po' (il che non è mai da ritenersi un fattore negativo), è infatti possibile ricavare un grande e vantaggioso aiuto nel tempo, aiutando il nostro pianeta, troppo spesso dimenticato e maltrattato da incuria o trascuratezza, anche solo per mera pigrizia.



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